Una riflessione sulla lettura digitale e sulle strumentazioni che possono rendere “tridimensionale” l’accesso a informazioni digitali è nata discorrendo tempo fa su friendfeed, parlandone con Virginio Sala, con Matteo Balocco e Letizia Sechi.
Rimandando ad un momento successivo una sintesi delle interessanti discussioni, l’aspetto sul quale spendo tre parole e tre immagini è quello meno scenografico del mazzo, e credo quello che contemporaneamente potrebbe avere gli sviluppi maggiori nel medio/lungo periodo, ovvero quello della costruzione di testi che siano semanticamente arricchiti.
Cosa significa?
Significa che un autore (o un editore) di un testo digitale ha la possibilità di arricchire di indicazioni semantiche il testo dell’ebook che sta editando. Mentre impagino il testo costruisco una geografia semantica degli elementi che sono interni all’ebook: segnalo la lingua con cui è scritta una frase, indico che una citazione è una citazione, che un paragrafo è un paragrafo è che un titolo citato è un titolo citato. Delego poi la rappresentazione ‘visiva’ di quello che io impagino semanticamente ai fogli stile contenuti nei css. Se voglio posso ulteriormente arricchire il testo indicando chi è l’autore di un testo citato, o indicare chi è l’autore di un articolo che sto leggendo. Maggiore è la quantità di informazioni che utilizzo, maggiore è la ricchezza del testo impaginato.
Ma a cosa serve tutto questo? Beh, quasi a niente.
Se il paradigma del leggere digitale è avere un eReder con cui leggere “romanzi cartacei digitali” in autobus, questa ricchezza di contenuti è sostanzialmente inutile. Ma se alziamo un po’ il tiro e pensiamo ad una piattaforma per la lettura e l’interazione digitale, ecco che le cose potrebbero essere diverse.
Faccio un esempio molto rudimentale, ma anche abbastanza pratico. Ieri ho sottoposto ad un linguaggio di interrogazione xml, chiamato Xquery, il numero 4 di alfabeta2. Ho inserito il codice dell’ePub in un programma chiamato Aquaquery, e mi sono un po’ divertito ad “interrogare” una mia impaginazione come se fosse un database. Attenzione: quando ho impaginato alfabeta2 io non pensavo assolutamente ad un utilizzo con Xquery, ma siccome ho arricchito il testo con tag semantici ho voluto provare a interrogare il mio impaginato per vedere se si potevano estrarre dati in maniera dinamica.
La prima ricerca l’ho fatta sui titoli, ho chiesto di mostrarmi tutti i titoli degli articoli della rivista. Siccome i titoli sono taggati come h2, la sintassi è stata:

//h2

Il risultato è stato quello che vedete qua sotto:

Elenco articoli

Il programma ha interrogato la rivista e ne ha avuto in cambio tutti gli elementi taggati come titoli degli articoli. Ho poi provato a chiedere la lista degli autori degli articoli, che in alfabeta2 sono taggati come “firma”. La sintassi era leggermente più complessa:

//p[@class="firma"]

Ovvero, mostrami tutti i paragrafi che abbiano come classe identificativa “firma”. Ecco il risultato:

Ricerca per firma

L’ultima prova che ho fatto pensavo fosse ancora più complessa, ovvero avere una lista delle opere (libri, film, spettacoli, movimenti…) citate all’interno di tutti gli articoli della rivista. In questo caso dovevo cercare dentro ai paragrafi le citazioni che avessero come classe “opera”, che è il tag che ho scelto per identificare una citazione di un opera. La sintassi in questo caso è stata:

//cite[@class="opera"]

Il risultato, non formattato in uscita, è questo:

Lista opere citate

Un esperimento molto ruvido, avevo premesso. Ma che trovo molto interessante ed indicativo.
Nel momento in cui io editore arricchisco il testo dei miei ebook con una serie di informazioni aggiuntive, ottengo un ebook aumentato, anche se non ci sono animazioni o video. È aumentato perché il contenuto testuale è indicizzato con una serie di parametri “invisibili alla stampa” ma utilizzabili nel momento in cui il lettore inizi ad attuare una serie di strumenti di manipolazione digitale dei contenuti. Questa manipolazione può essere fatta dai css che visualizzano l’ePub sul lettore eReader o su iPad, o possono essere usati da uno screen reader, o appunto possono essere interrogati come un database.
Arrivo al punto: questo strumenti vanno codificati e devono diventare quotidiani per chi legge digitale. Nel momento in cui abbiamo dei device che nascono per farci leggere, ecco, è bene che si inizi oggi a pensare ad un ambiente di lettura che vada oltre il semplice riprodurre parole su e-ink, ma che invece fornisca strumentazioni efficaci per interrogare i testi che abbiamo in digitale, per navigarci all’interno, per ascoltarli, per creare nuove relazioni tra gli elementi.
Nel momento in cui esiste una strumentazione aperta e applicata per il lettore occasionale, anche il mio arricchimento del testo può raffinarsi e aumentare la quantità e la qualità delle sue informazioni.
La lettura digitale arricchita è già oggi una realtà a portata di mano; ma sapremo farne capire la potenzialità ad un mercato che è interessato ad un pubblico consumer in cerca di un “libro del futuro” che rischia di essere semanticamente piatto, videomonopolizzato e proprietario?