Aggiornamento: nonostante tutto ho acquistato oggi (18/7/13)  l’ePub dell’Ulisse di Joyce tradotto da Celati, Einaudi (assieme a quello di Terrinoni, non si sa mai). L’ho scaricato, aperto e – sorpresa – non presenta nessuno dei difetti di cui ho parlato giorni fa nel post che potete leggere qui sotto. Un po’ stupito ho riscaricato l’anteprima con il Kobo: l’anteprima è fallata. Ho anche aperto l’anteprima e ho scoperto che dentro l’anteprima i CSS semplicemente non ci sono. Niente fogli stile. A questo punto il problema sembra non essere nell’ePub in sé, ma in qualche processo a valle nella generazione dell’anteprima, forse provocata dalla strana gestione dei CSS dell’originale. I CSS infatti (che riportano un curioso © Mondadori, il che la dice lunga sul processo di creazione digitale in Einaudi) sono tre, e il primo dei tre è vuoto, ma importa i secondi due. Non so bene perché è stato utilizzato questo arzigogolato processo, non so se questo causi i problemi con le anteprime di Kobo, ma sarà qualcun altro che se ne dovrà occupare.
Non è la prima volta, comunque, che le anteprime generate automaticamente dai distributori creano visioni fallate del prodotto finale, e questo non è un bel biglietto da visita per l’editore.

Disclaimer: chi ha scritto questo post progetta ebook e fa corsi di formazione e affiancamento per imparare a fare ebook belli. Ma ha anche il difetto di leggere un sacco di ebook, in quello che viene chiamato tempo libero e che invece lui chiama tempo utile.

Lo ammetto: questo post è un po’ polemico. E caldo, è estate e io volevo leggermi con Kobo l’Ulisse di Joyce tradotta da Celati. Il caldo e la facile assonanza di Celati ai freschi integratori estivi mi stava facendo preferire la sua traduzione a quella più economica del Terrinoni. Ho preso l’anteprima Kobo dell’Ulisse di Joyce e mi sono cadute varie parti del corpo, tra cui le braccia.
Mi sono anche collegato con il sito Einaudi per scaricare l’anteprima delle prime pagine del libro per essere certo che non fosse una sciagurata scelta grafica del testo, e invece no, è proprio una chicca dell’ebook. Btw: perché Einaudi metta l’anteprima delle prime pagine del libro di carta e nessuna anteprima di quello ebook, per me è mistero.

Comunque, ecco l’anteprima del libro:

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Testo giustificato, rientro inizio paragrafo, ampio spazio bianco, nessun margine tra paragrafo e paragrafo e ovviamente le singole righe di versi vengono considerate e impaginate come strofe.

Ecco più o meno la stessa parte vista su Kobo:

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Testo a bandiera, nessun rientro a inizio paragrafo, margine tra paragrafo e paragrafo e margine pure tra verso e verso di una strofa (!). E stiamo parlando di un ebook blindato (si fa per dire) dai DRM Adobe e di cui in teoria non potrei correggere i CSS sbagliati (perché mettere un margine tra verso e verso, non è una scelta grafica, è sbagliato). E, ancora, non stiamo parlando di un vetusto libro degli anni settanta, passato allo scanner poi taggato in celere alacrità da sapienti mani indiane, ma di un testo appena pubblicato su carta, una novità, anche di un certo rilievo culturale.
Possibile, mi chiedo, che nessuno lo abbia almeno aperto e non si sia reso conto che l’Ulisse di Joyce si era trasformata in una specie di pizza fatta di isolette di testo sparse qua e là nella placenta digitale in cui erano finite?

Non lo so, non me lo spiego o forse gli piaceva così. O forse non c’è una figura deputata ad aprire gli ePub e vedere cosa stanno vendendo in giro, fare un confronto con il cartaceo, non so. Queste sono le cose davanti alle quali assumo lo stesso atteggiamento possibilista e attonito che ho di fronte a chi mi dice che è stato rapito dagli alieni o al mio commercialista.

Ne prendo atto. Però vorrei dire che le case editrici di un certo peso, già che fanno ebook, e visto che esistono tanti professionisti in giro che gli ebook li fanno, li aprono, e vanno a vedere e correggere il codice anche di chi invece li fa male, ecco, secondo me le case editrici potrebbero ingranare una seconda marcia, investire diversamente le proprie risorse e iniziare a fare dei prodotti editorialmente dignitosi anche e soprattutto in digitale. Altrimenti l’1,8% non è un traguardo ma una pietra tombale.