Mio figlio inizia la scuola media, vado alla sede scolastica e prendo la lista dei libri. Sono tanti, quattordici. A occhio e croce devo spendere poco meno di trecento euro.
Mi dico, beh una circolare del Ministero dell’Istruzione dice che dal 2012/2013 i testi devono essere presenti anche in digitale. Chissà che non sia più conveniente comprarli in digitale e fornire al primogenito un tablet o un ebook reader. In fondo vendendo i PDF del cartaceo, potranno abbassare sensibilmente il prezzo, no? Magari ci saranno anche in ePub, no?
No?

Provo con il testo di scienze, Explora, della Hoepli. Purtroppo non esiste l’edizione digitale, c’è solo un indicazione che mi informa che il testo è una “edizione mista”. Su Facebook mi informano che la norma ministeriale prevede in effetti o il libro digitale o l'”edizione mista”, un po’ di carta un po’ no.
Mi iscrivo al sito Hoepliscuola per vedere di che tratta questa edizione mista. Il sito mi chiede se sono uno studente, allora fingo di essere mio figlio undicenne: dico che sono uno studente di undici anni, inserisco i dati di mio figlio e alla fine il sito mi chiede di confermare che sono maggiorenne, per la legge sulla privacy. Se non confermo non posso terminare la registrazione, così affermo di essere uno studente undicenne però di diciotto anni.

Dopo essermi registrato al sito Hoepliscuola posso accedere all’edizione mista. In pratica si attiva un link che – cito – conduce al “Minisito dedicato all’opera”. Questa sarebbe l’edizione mista. Se clicco finisco nella homepage di Hoepliscuola, il minisito non esiste.

Provo allora con un testo di Algebra di cui viene indicata la versione digitale, giusto per vedere quanto costino i veri testi digitali. L’edizione cartacea costa 19,50 euro, quella digitale 14,63.

L’edizione digitale è in sostanza il PDF del volume a stampa, ma opportunamente “castrato” in un formato proprietario chiamato “Scuolabook”. Posso leggerlo solo con il software Scuolabook, non posso stampare, non posso fare copia e incolla.

Provo con un altro testo che serve a mio figlio, questo è della Lattes, si chiama ‘Parole che contano’. C’è la versione digitale, costo 19,26 contro i 27,60 del cartaceo, e anche in questo caso nel formato Scuolabook. Il PDF è – cito – “Consultabile per 1825 giorni dallo scaricamento”, poi si autodistrugge come i messaggi dei servizi segreti. Anche in questo caso non è possibile fare copia e incolla.

Sto per chiudere tutto quando vedo una cosa a cui non aveva fatto caso. Nella lista dei libri di mio figlio è chiaramente indicato che uno dei testi deve essere un PDF. Si tratta del “Grande racconto della storia”, Mondadori, primo volume. Il cartaceo costa 23,50 la versione PDF ne costa 16,42. Anche in questo caso il PDF è protetto dai DRM, non quelli di Scuolabook ma quelli di Adobe.
Mi chiedo se l’insegnante ha scelto davvero il PDF o se si tratta di un errore nella compilazione della scheda. Mi chiedo come farà mio figlio a leggere in classe il testo in PDF, visto che quel testo è l’unico in formato digitale.

Mi butto contro lo schienale della sedia. La conclusione è che mio figlio a scuola andrà ancora con i libri di carta perché questi libri digitali sono fatti di un digitale sbagliato. Sono stati costretti a diventare digitali dei contenuti che erano nati per essere di carta e che sono francamente spaventati. Questo sapere digitale ha paura di essere condiviso.

Penso che il sapere digitale debba entrare nella scuola per canali completamente diversi, in maniera dinamica, modulare, condivisibile. Manipolabile.

Per rincuorarmi faccio un salto su http://www.didasfera.it
Un progetto – vero e non costretto da qualche circolare ministeriale – che sta lavorando per la costruzione di un “ambiente didattico digitale” che sostituisca il concetto di “libro” di carta. L’iscrizione è relativamente economica e permette di accedere a moduli di sapere “nativi digitali”: glossari pop-up, note interattive, connessione a risorse on line, appunti socializzabili, pulsanti per scaricare in formati aperti (come l’ePub) i testi che si stanno leggendo, strumenti di upload per docenti.

È un work in progress, ci sono cartelli di lavori in corso e i contenuti devono ancora crescere, ma la mia impressione – in questo inizio di anno scolastico 2012/2013 – è che quella sia la direzione giusta.

Spero che il primogenito riesca a beneficiarne nei prossimi anni, e non si debba aspettare la terzogenita che – per ora – al nido preferisce grosse palline di plastica colorata.