Mio figlio inizia la scuola media, vado alla sede scolastica e prendo la lista dei libri. Sono tanti, quattordici. A occhio e croce devo spendere poco meno di trecento euro.
Mi dico, beh una circolare del Ministero dell’Istruzione dice che dal 2012/2013 i testi devono essere presenti anche in digitale. Chissà che non sia più conveniente comprarli in digitale e fornire al primogenito un tablet o un ebook reader. In fondo vendendo i PDF del cartaceo, potranno abbassare sensibilmente il prezzo, no? Magari ci saranno anche in ePub, no?
No?
Provo con il testo di scienze, Explora, della Hoepli. Purtroppo non esiste l’edizione digitale, c’è solo un indicazione che mi informa che il testo è una “edizione mista”. Su Facebook mi informano che la norma ministeriale prevede in effetti o il libro digitale o l'”edizione mista”, un po’ di carta un po’ no.
Mi iscrivo al sito Hoepliscuola per vedere di che tratta questa edizione mista. Il sito mi chiede se sono uno studente, allora fingo di essere mio figlio undicenne: dico che sono uno studente di undici anni, inserisco i dati di mio figlio e alla fine il sito mi chiede di confermare che sono maggiorenne, per la legge sulla privacy. Se non confermo non posso terminare la registrazione, così affermo di essere uno studente undicenne però di diciotto anni.
Dopo essermi registrato al sito Hoepliscuola posso accedere all’edizione mista. In pratica si attiva un link che – cito – conduce al “Minisito dedicato all’opera”. Questa sarebbe l’edizione mista. Se clicco finisco nella homepage di Hoepliscuola, il minisito non esiste.
Provo allora con un testo di Algebra di cui viene indicata la versione digitale, giusto per vedere quanto costino i veri testi digitali. L’edizione cartacea costa 19,50 euro, quella digitale 14,63.
L’edizione digitale è in sostanza il PDF del volume a stampa, ma opportunamente “castrato” in un formato proprietario chiamato “Scuolabook”. Posso leggerlo solo con il software Scuolabook, non posso stampare, non posso fare copia e incolla.
Provo con un altro testo che serve a mio figlio, questo è della Lattes, si chiama ‘Parole che contano’. C’è la versione digitale, costo 19,26 contro i 27,60 del cartaceo, e anche in questo caso nel formato Scuolabook. Il PDF è – cito – “Consultabile per 1825 giorni dallo scaricamento”, poi si autodistrugge come i messaggi dei servizi segreti. Anche in questo caso non è possibile fare copia e incolla.
Sto per chiudere tutto quando vedo una cosa a cui non aveva fatto caso. Nella lista dei libri di mio figlio è chiaramente indicato che uno dei testi deve essere un PDF. Si tratta del “Grande racconto della storia”, Mondadori, primo volume. Il cartaceo costa 23,50 la versione PDF ne costa 16,42. Anche in questo caso il PDF è protetto dai DRM, non quelli di Scuolabook ma quelli di Adobe.
Mi chiedo se l’insegnante ha scelto davvero il PDF o se si tratta di un errore nella compilazione della scheda. Mi chiedo come farà mio figlio a leggere in classe il testo in PDF, visto che quel testo è l’unico in formato digitale.
Mi butto contro lo schienale della sedia. La conclusione è che mio figlio a scuola andrà ancora con i libri di carta perché questi libri digitali sono fatti di un digitale sbagliato. Sono stati costretti a diventare digitali dei contenuti che erano nati per essere di carta e che sono francamente spaventati. Questo sapere digitale ha paura di essere condiviso.
Penso che il sapere digitale debba entrare nella scuola per canali completamente diversi, in maniera dinamica, modulare, condivisibile. Manipolabile.
Per rincuorarmi faccio un salto su http://www.didasfera.it
Un progetto – vero e non costretto da qualche circolare ministeriale – che sta lavorando per la costruzione di un “ambiente didattico digitale” che sostituisca il concetto di “libro” di carta. L’iscrizione è relativamente economica e permette di accedere a moduli di sapere “nativi digitali”: glossari pop-up, note interattive, connessione a risorse on line, appunti socializzabili, pulsanti per scaricare in formati aperti (come l’ePub) i testi che si stanno leggendo, strumenti di upload per docenti.
È un work in progress, ci sono cartelli di lavori in corso e i contenuti devono ancora crescere, ma la mia impressione – in questo inizio di anno scolastico 2012/2013 – è che quella sia la direzione giusta.
Spero che il primogenito riesca a beneficiarne nei prossimi anni, e non si debba aspettare la terzogenita che – per ora – al nido preferisce grosse palline di plastica colorata.
sembra che lo steso nome a volte porti gli stessi risultati. anche mio figlio fra un paio di giorni inizierà la sua avventura alla scuola media. non ho fatto una ricerca così accurata, ma la sostanza non cambia. libri pesanti, costosi, tanti, giusto per il sapere un po meno per la schiena, e nessuna vera modernizzazione. rischiando di sembrare il solito disfattista verso il mondo politico e i governi, dico che qualche casa editoriale sembra trarre vantaggio dal cartaceo…. chissà come mai.
io ho due figli complessivamente ho speso circa 500 euro di libri cartacei…..molti di questi libri hanno la cosi detta edizione mista….con “espansione via web”…in un’altro oltre all’espansione…al cd allegato…c’è scritto anche per lavagna multimediale…..il libro è di Tecnologia per le scuole medie inferiori….non so voi..ma con l’esperienza delle medie del figlio precedente…il libro in 3 anni di scuola lo avranno aperto 30 volte…esagerando..perchè poi il prof detta gli appunti in classe….
Purtroppo scuola e digitale non hanno iniziato con il piede giusto e gli editori stanno facendo il resto. È un rapporto terribilmente complicato, che sto sperimentando in prima persona come insegnante in un Istituto che fa di tutto per promuovere l’innovazione. Secondo me c’è tanta approssimazione e manca, a tutti i livelli, una visione chiara e coerente. Appena potrò vi racconterò la mia esperienza nel progetto nazionale Editoria Digitale Scolastica che, nelle intenzioni del Ministero, dovrebbe stimolare la creazione dei prodotti editoriali della prossima generazione.
Nel frattempo non posso fare altro che pagare anch’io a caro prezzo il carico di carta che è toccato in sorte a mio figlio undicenne.
Mio figlio è in prima superiore Istituto tecnico, la maggior parte dei suoi libri li ho comprati usati, di molti non ho più il cd, ma il ragazzo da cui li ho acquistati (persona che conosco molto bene) mi ha detto tranquillo che non li hanno mai usati.
Esattamente come quelli della scuola media che hanno preso solo della gran polvere.
Interessante ma non so se condivido che i testi debbano essere solo quelli progettati per essere digitali. Anche solo l’ePub del libro originale completo, eventualmente protetto da drm sarebbe un bel passo avanti.
Visto che nessuno controlla ci si adatta. Fate una riunione tra genitori, si acquistano una sola copia per testo e si digitalizzano. Qualsiasi copisteria lo dovrebbe fare. A questo punto avete i PDF da distribuire a tutti i ragazzi, basta acquistare gli eBook.
Questo però è illegale. Quello da fare è usare bene i libri e non doverli ricomprare ogni anno inutilmente, non copiarli di stravacchino.
In effetti non è il massimo della legalità, ma l’alternativa è piegarsi e prenderla nel “fiocco”, per non dire altro o denunciare l’accaduto. Perché qui chi ci marcia è cade nell’illegale sono le case editrici.
Mi servirebbe qualche ripetizione di grammatica visti gli orrori ortografici nel precedente commento, spero sia per il tardo orario. Chissà che non trovo un ebook sulla grammatica italiana.
Mio figlio quest’anno inizia la prima elementare. I testi della casa editrice Lang (inglese) e di Giunti Scuola (quattro, di italiano, lettura, matematica, ecc) si dicono tutti libri “misti” con integrazioni online. Peccato che per quanto riguarda l’inglese, si tratti per lo più di pdf da stampare per fare gli esercizi. La pagina di Giunti, semplicemente, non si apre.
In effetti secondo me sarebbe un caso di disobbedienza civile. Altro che illegale.
Scusate, il commento sopra andava sotto il post di Alessandro Romeo. Ho sbagliato il tasto Replica.
[…] tratto da il blog di fabrizio venerandi […]
Buongiorno a tutti,
la questione dell’usabilita’ e dell’accessibilita’ dei testi scolastici era ben presente ad una parte dei docenti fin dalla prima circolare a firma Gelmini. Gia’ allora venivano espresse tutta una serie di preoccupazioni in merito. Purtroppo non fummo ascoltati ed oggi scopriamo la beffa. L’argomento e’ complesso ma coloro i quali volessero approfondire rimando al box dal titolo “La beffa dell’adozione dei libri di testo per l’anno scolastico 2012/2013” che e’ possibile trovare su http://ntdlazio.blogspot.it/.
Un saluto
Iacopo
Dieci anni fa la mia professoressa di lettere ci faceva scaricare da internet i txt dei classici del Progetto Manuzio per non farceli comprare. Un caso totalmente isolato, cancellato dall’insegnante successiva.
Sempre dieci anni fa i li testi scolastici erano già in edizione mista, con i famosi cd con contenuti multimediali che nessuno di noi ha mai nemmeno inserito nel pc.
A dieci anni di distanza comprendo che l’editoria scolastica (così come quella tradizionale) non ha ancora capito un fico secco del digitale e del rapporto meraviglioso che potrebbe svilupparsi con gli studenti (un esempio cretino: la Apple ha lanciato un iTunes universitario, dove vengono resi disponibili – gratis – migliaia di contenuti, dispense, corsi, libri… tutti in inglese, però…).
Ciao Fabrizio, con questo articolo hai fornito una chiara panoramica di testi che creati e gestiti in questo modo non possono funzionare. Questa insipienza da parte di molti editori che stanno insistendo sull’ebook come “libro convertito” va a discapito delle famiglie che ingenuamente acquistano testi poco gestibili dai non avvezzi alla tecnologia. Terribile (per le famiglie) gestire testi con applicazioni differenti quali Scuolabook o i DRM (ho dovuto ricomprare alcuni testi perché non ricordavo email e password di registrazione ad Adobe Digital Editions) per non parlare poi dei testi misti o delle licenze a scadenza, comprare un libro non vuol dire affittarlo! Riguardo gli errori nelle procedure mi sento di giustificare in parte i vari problemi dei siti web poiché l’informatica purtroppo è complessa e qualsiasi portale poggia su un equilibrio delicato facilmente portato alle contraddizioni, come il bug (errore) del bambino 11 enne che dichiara di essere maggiorenne. Un saluto!
30 anni fa, al mio primo giorno di scuola, trovai pronti tutti i libri. Erano di proprietà della scuola e venivano messi a disposizione degli alunni, anno dopo anno. Ci dissero: “Trattateli bene, perché l’anno prossimo serviranno ai prossimi alunni!” E così facemmo. Ogni alunno era pregato di scrivere il proprio nome sulla prima pagina, in uno spazio apposito, dichiarando lo stato di conservazione
del libro. A fine anno, gli insegnanti controllavano, se lo stato attuale, corrispondesse a quello dichiarato a inizio dell’anno scolastico. In caso affermativo, lo ritiravano per metterlo a disposizione di altri alunni, in caso contrario, si doveva pagare il danno.
Vogliamo parlare dei vantaggi di un sistema del genere? Ah, scodavo: sono nata e cresciuta in Germania, dove ho frequentato tutte le scuole…
Il digitale? Magari!
[…] avventure di Fabrizio Venerandi alle prese coi libri elettornici di suo figlio undicenne: Mio figlio inizia […]
Condivido pienamente il giudizio di Fabrizio Venerandi sui libri di testo “digitali” delle case editrici. Sono un insegnante di storia e filosofia di un liceo scientifico della provincia di Milano (a Melzo, per l’esattezza) e per non diventare pazzo con queste cose ho finito per fare le cose da me. Invito tutti a fare un giro sul sito Il filo di Arianna. (www.ariannascuola.eu) tenendo presente che è aperto alla collaborazione di tutti i docenti delle scuole superiori. Tra due o tre giorni poi mi consegneranno finalmente le copie di un “manuale” di filosofia in print on demand che ho realizzato per la mia terza e che è pensato per essere un qualcosa che permette di sfruttare le migliori caratteristiche del mezzo cartaceo e quelle del mezzo elettronico. Attualmente disponibile c’è solo una demo (Vecchia) sul sito ISSUU (cercate “manuale di filosofia”, dovrebbe uscire nella prima pagina).
Ogni commento/osservazione/critica/partecipazione al progetto è non solo gradita, ma graditissima!
[…] Le avventure di Fabrizio Venerandi alle prese coi libri elettornici di suo figlio undicenne: Mio figlio inizia la scuola media, vado alla sede scolastica e prendo la lista dei libri. Sono tanti, quattordici. A occhio e croce devo spendere poco meno di trecento euro. Mi dico, beh una circolare del Ministero dell’Istruzione dice che dal 2012/2013 i testi devono essere presenti anche in digitale. Chissà che non sia più conveniente comprarli in digitale e fornire al primogenito un tablet o un ebook reader. In fondo vendendo i PDF del cartaceo, potranno abbassare sensibilmente il prezzo, no? Magari ci saranno anche in ePub, no? No? […]
Un libro cartaceo posso sempre rivenderlo, o prestarlo. Uno digitale protetto con drm, no. D’altra parte, se il libro digitale fosse a prezzi considerevolmente inferiori rispetto al cartaceo, non avrei necessità di prenderlo da qualcun altro, o di doverlo hackerare per copiarlo. Occorrerebbe poi che si possano inviare i compiti via email all’insegnante, o condividerli sulla cloud della scuola.
Penso che si stia tralasciando un ottimo capro espiatorio: i professori. I libri non li scelgono gli studenti, ne le mamme, ne il ministero, ne la scuola, i libri vengono scelti dai professori; se questi avessero un minimo di interesse nel far risparmiare gli studenti, sia soldi che fatica nel trasporto ci metterebbero un po` piu` impegno, in primo luogo a cercare case editrici che offrano condizioni migliori e in secondo luogo a non far comprare il libro se questo effettivamente non serve.
Vedi matteo tu non sai il lavoro che svolge la tragrande maggioranza dei professori per visionare, leggere e a volte anche correggere i libri prima di sceglierli per l’adozione.
Spesso ci si trova in condizioni paritarie tra le case editrici e non resta che consigliare quello che può essere più utile per lo studente a discapito qualche volta del risparmio….
Tu (scusa per il tu) saresti in grado di operare una scelta tra una marea di prodotti simili per non dire uguali che hanno solo il nome diverso???
Io sono d’accordo con Matteo, ci saranno tanti bravi Prof. ma il dubbio è lecito. Io insegno all’Università e agli studenti dico di scegliersi il testo che preferiscono. A scuola ricordo che il mio Prof. di geografia fece lo stesso. Quando un ragazzo deve spendere molte centinaia di euro per i libri e soprattutto portare 20 kg di libri in cartella c’è chiaramente qualcosa che non funziona nel sistema.
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L scuola che verrà
i libri si scelgono in base alla qualità del libro, non alle condizioni economiche e/o di formate delle case editrici. Se poi la casa editrici non li vende in un formato digitale corretto o ad un prezzo corretto ci si può fare poco
Fabrizio,
– davvero il copia non riesce neppure con il printscreen che manda in memoria lo schermo e che poi si può incollare in word o altro ?
– invece di stampare facciamo dei pdf e salviamoli nelle nuvole o sulle chiavette, no?
ecco, condivido in pieno il post. anche io l’anno scorso ho fatto la stessa esperienza e ci ho rinunciato. io i libri li cerco prima usati e fino ad ora li ho trovati quasi tutti (risparmiando-tra nuovi e vecchi- il 40% sulla spesa complessiva). questo, però, non salva la schiena del mio 12enne (che poi gli insegnanti vogliono che ciascun ragazzo abbia il suo libro, per dire). per il digitale direi che temo che neanche la tua terzogenita ne beneficerà, almeno fino a quando la maggiorparte degli insegnanti non sia in grado almeno di gestire una email o trasformare un documento in pdf (lavoro con progetti nelle scuole e lo so bene)
Sono un’insegnante e confermo quanto scritto nell’articolo: i testi digitali sono tutti in formati proprietari differenti, spesso semplici copie in pdf del cartaceo. Esistono eccezioni (la zanichelli lavora un po’ meglio) ma sarebbe ora di mettere ordine in un settore dove l’anarchia regna sovrana.
Scusami, ma per formato aperto ePub cosa intendi? Considera che anche il pdf e’ un formato aperto, esistono tutte le specifiche e ci sono lettori di file pdf implementati sotto licenze open source e/o free . Per il resto stendiamo un velo pietoso, e rubare per rubare, e’ meglio che ci organizziamo tra di noi ed iniziamo a riprenderci i nostri diritti. Ad ogni modo, se il professore e’ coscienzioso, ed adotta un libro perche’ lo ritiene valido, non segue piu’ il suo evolversi a meno di copiose revisioni. Spessissimo cambiano soltanto la copertina ed inseriscono una paginetta in piu’ qua’ e la’ oltre che alcune immagini. Si puo’ tranquillamente rivolgersi al mercato dei libri usati. Esistono apposite circolari ministeriali che obbligano la scuola a mantenere il testo adottato per un’intero ciclo didattico. Alziamo la voce, battiamo i piedi e se necessario facciamo esposti alla procura della repubblica oltre che al provveditore. Dopo di che, la parola d’ordine e’ sensibilizzare, sensibilizzare, ed ancora sensibilizzare. Far conoscere le alternative ad i docenti e battersi in consiglio di classe, in consiglio di istituto affinche vengano presi in considerazione, i testi solo realmente aperti e che rispettino i nostri diritti, visto che vogliono i doveri (quattrini, ed anche tanti). L’alternativa? Insegnare a rubare ad i nostri figli, copiando i pdf, gli epub, fotocopiando, fregandosene altamente. Non e’ una soluzione ed e’ deprecabile, ma considerate, una famiglia dove un genitore e’ disccupato e l’altro precario. Voglio proprio vedere l’eventuale giudice che lo condannerebbe a qualche cosa.
Il vero problema sono le case editrici, e le associazioni (a delinquere) che ci stanno dietro (siae). Un autore su un libro che costa 30 auro ad esempio, prende solo pochi spiccioli (centesimi) e niente di piu’. Bisognerebbe iniziare a far sorgere altre associazioni che non sfruttassero il lavoro altrui, ma che gli dessero il giusto compenso, distribuendo del tutto digitalmente il lavoro dell’artista, che sia scrittore, musicista, od altro. In uqesto modo su un libro che costa 30 euro, si potrebbe far costare l’opera 5-6 euro, riconoscere all'”artista”, una cifra pari al 50%, ed il resto al’associazione, per poter pagare spese e guadagnare sul servizio svolto.
Scusate, ho seguito tutta questa discussione e vorrei esprimere il mio parere di insegnante (insegno storia e filosofia al liceo giordano bruno di melzo). Io credo che ci sia una soluzione, che ho cercato di mettere in pratica: ho realizzato un libro di filosofia in print on demand dal prezzo di 9.90 euro, pubblicato regolarmente con numero ISBN dalla casa editrice Ledizioni (quindi NON si tratta delle mie dispense e basta, ma di un vero libro: se non ci credete comprate e poi criticatelo. Non chiedo di meglio: il prossimo anno realizzerò una nuova versione sempre in print on demand correggendo tutti gli errori che avrò trovato). Il libro è intimamente collegato al sito Il filo di Arianna (www.ariannascuola.eu). Il sito non solo contiene un ampliamento di quanto c’è su libro, ma offre tuta una serie di approfondimenti tramite linka una lunga serie di pagine web controllate a una a una da me. I miei studenti devono usare tutti questi materiali per realizzare un quaderno-dispensa (cascuno i fa il suo) che di fatto è già quasi un libro: di fatto i ragazzi di quinta mettono insieme i loro appunti e ormai da due anni si presentano alla maturità con il loro libro di filosofia in print on demand. Costo totale: 9,90 euro del libro più circa 5-10 euro per il quaderno dispensa (dipende dalla stampante, dal tipo di quaderno, dal tipo di rilegatura) . il libro di quinta della maturità costa 6 euro.
Insomma: “SI PUO’ FARE!” se non ci credete, venite a vedere quello che faccio qui, http://www.ariannascuola.eu/ilfilodiarianna/it/
e poi ne parliamo
Beh… Magari per un libro di scienze o matematica è un po’ più complesso. Soprattutto se desidero risorse digitali
Deo gratias ogni tanto qualcuno che si ingegna! È vero, anzi è SACROSANTO che si può fare. Il problema è la volontà di farlo.
Il formato ePub è il formato digitale dei libri più largamente diffuso (se dovessimo fare un confronto con i formati di testo sarebbe come parlare del formato .doc di word).
Ora la questione è che il print on-demand è solo una delle modalità con cui realizzare un nuovo modo di fare libri scolastici. Resto persuaso che il digitale sia un modo più interessante e sopratutto più adatto alle menti dei ragazzi di oggi. Il problema è che molto spesso sono i prof ad arrancare su questo fronte (e anche qui parlo dopo aver visto la fatica sui loro volti in una scuola che coraggiosamente ha eliminato il cartaceo per dotarsi solo di ipad).
Secondo me oltretutto i formati digitali o le app dedicate in taluni casi su tablet consentono di unificare sito e libro in un’unica soluzione.
Comunque trovare un insegnante che si sbatta a imparare il print on-demand è cosa rara.
Scusa Paride ma secondo te quanto guadagna una casa editrice per un libri da 30€?
Secondo te perché una casa editrice non dovrebbe volere il digitale?
Io lavoro per DeAgostini e se desideri posso rispondere alle domande e in molti casi illazioni che scrivi nel tuo commento.
Michegil la tua domanda è cruciale: perché non volerlo sto digitale?
Io non credo che le case non lo vogliano, almeno non consapevolmente. Temono il nuovo modello di mercato che sottende il digitale. Un modello totalmente differente dal precedente. Sia chiaro lo temono solo perché non lo conoscono, non sanno le sue dinamiche non conoscono i guadagni e via discorrendo.
Così come non sanno quasi niente della parte tecnica che sta dietro tutto ciò, altrimenti non mi spiego perché passo il tempo a tenere corsi su e-pub, ibooks author, scrivener e tutto quello che sta dietro al mondo del digitale. La sola cosa di cui follemente si preoccupano è il DRM.
Visto che lavori in DeA sai molto bene che se il costo del volume digitale sale e c’è pure il DRM siamo davanti a un chiaro invito alla pirateria. Non lo dico io, lo dicono i fatti. I testi non possono superare certe cifre in formato digitale.
Scusa non mi è molto chiaro il tuo commento. Non posso certo parlare a nome di tutte le case editrici ma mi sembra che tu non tenga conto del normale tempo necessario per adattare un business a nuovi modelli e nuovi canali per nuovi clienti. Oggi il digitale non riguarda tutte le scuole purtroppo. Quindi un editore deve continuare a produrre sia carta sia digitale. Per quello che concerne il digitale devo dire che non è banale trasferire e arricchire contenuti pensati per un mezzo su di un altro. Ci vogliono competenze e strumenti di cui le case editrici si stanno dotando. I libri che sono a scuola oggi sono stati completati a dicembre 2011 e iniziati a produrre almeno 6 mesi prima. Questo significa che quello che vedi oggi nelle scuole risale a un anno e mezzo fa. Giusto per dare 2 numeri 1 anno e mezzo fa in Italia c’era meno di un milione di tablet, di cui solo una minima parte in dotazione a studenti e insegnanti. Le scuole inoltre non sono attrezzate con wifi e lim se non in minima parte.
Questo solo per dire che il cambiamento è in atto e in altri 24 mesi vedremo libri digitali (se possiamo chiamarli così) molto diversi e più evoluti.
Riguardo ai tuoi corsi direi che ben venga che vengano fatti. Quest’anno dea ha fatto quasi 10 intere giornate di formazione sul digitale a tutti i dipendenti.
Non mi dimenticherei inoltre degli insegnanti. Meno del 10% ha dimestichezza col digitale e una parte addirittura lo osteggia.
Hai parlato dei costi del digitale. Secondo re qual è il prezzo giusto di un libro digitale rispetto a quello cartaceo? Considera che il digitale di solito ha più contenuti ed un ulteriore costo di manodopera rispetto alla carta. Sul digitale inoltre di paga l’iva piena.
Insomma forse su questi temi ci vuole consapevolezza che l’editoria scolastica ha delle regole e delle particolarità di cui gli editori sono solo un tassello. Chiudo di e di che in Italia i libri scolastici sono mediamente economici rispetto all’estero, forse spendere 30€ per un libro per un anno su cui un ragazzo si costruisce un futuro non è questo salasso se confrontato con altre spese annuali per lo stesso ragazzo.
Anche mia figlia quest’anno ha iniziato la prima media.Da noi ness. testo digitale, ma tutto cartaceo. Come tutte le cose penso che ci vorrà un pò prima che certe abitudini entrino nell’uso quotidiano scolastico…Vedo però ancora tanta strada e sopratutto tante “lobby” (quello delle case editrici) vs. cui lottare. Ciao Gabry
[…] avventure di Fabrizio Venerandi alle prese coi libri elettornici di suo figlio […]
nessuno di voi, pensa al mondo lavorativo che gira intorno ad un libro cartaceo? questo digitale porterà alla perdita di molti posti di lavoro…..e poi il fascino del cartaceo il digitale non lo da…..e non lamentatevi se al posto di spendere soldi per i libri li spenderete per l’occulista.
Dai Monica, questi sono argomenti vecchi e sbagliati: si diceva lo stesso dalle macchine a vapore fino ai computer che avrebbero rimpiazzato i lavoratori. Se li avessimo ascoltati saremmo ancora all’età della pietra, mentre in realtà l’economia gira e al posto di un contadino oggi abbiamo un programmatore. Poi il libro cartaceo a te darà pure soddisfazione e nessuno dice che devi buttarlo, ma io quest’estate mi sono portato in vacanza sul lettore digitale 30 libri….prova a farlo con quelli cartacei!
io le diotrie le persi sul dizionario di greco cartaceo, stampato di merda, e avevo dodici decimi.
Forse sarebbe il caso che i luddisti del cartaceo la finissero con le scuse del carta che profuma e capissero che si parla di un support e che quello che conta sono i contenuti e se si afferma che il digitale porterà alla perdita di posti di lavoro lo si fa solo perché non si ha la più pallida idea di cosa si sta parlando e delle professionalità che sono assolutamente necessarie per fare un buon prodotto digitale. Sì, non ci sarà più bisogno di magazzinieri, ma di bravi informatici e grafici specializzati in nuove tecnologie. Chi la sciamo a casa i vecchi o i giovani?
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Buongiorno a tutti, lavoro per una delle case editrici che i questo post vengono prese di mira come le responsabili del problema e della spesa. Sarei felice di condividere con ognuno di voi le difficoltà che gli editori stanno incontrando. Passare dalla carta al digitale non è uno scherzo, non è una cosa che si fa da un anno all’altro, richiede grandi investimenti e le giuste infrastrutture nelle scuole. Pensate a quanto può essere complicato fare un libro che possa essere con successo utilizzato in tutte le scuole di italia in contesti però molto diversi. Ci sono famiglie e scuole che non hanno connessione internet, altre che sono al passo con i tempi, ci sono insegnanti che temono il digitale perchè non adeguatamente formati. C’è il ministero che spinge – direi giustamente – sull’acceleratore e vorrebbe tutto subito. Per quello che riguarda il prezzo non crediate che la carta rappresenti il grosso dei costi. Tenete anche presente che all’estero i libri costano spesso di più che in italia ma sono pagati dallo stato. Insomma vi ho scritto perchè capisco che gli editori che sono l’ultimo anello della catena vengono ritenuti i responsabili di tutto. Non è così, cambiare la scuola è una sfida difficile. Di sicuro i genitori che qui ho letto adottano la soluzione di copiare i libri sbagliano, è illegale, non so che mestiere facciano ma sono certo che non amerebbero farlo gratis. Inoltre non danno un grande esempio ai propri figli. i 500 euro di cui in altri post ho letto sono di sicuro molti soldi, ma in gioco c’è l’istruzione dei vostri figli. Se desiderate contattarmi potete scrivermi privatamente all’indirizzo michele.giliberti@live.it sarò felice di argomentare e meglio spiegare che cosa sta dietro i problemi che avete citato.
Caro Michele, il tuo punto di vista è comprensibile ma mi sembra accettabile solo in parte. Se creare un testo digitale pensato per il web è indubbiamente un lavoro impegnativo, perchè non si può mettere online semplicemente la versione PDF? Io sospetto che ci sia la paura di perdere il controllo e che il materiale giri gratuitamente in rete, ma mi pare lo stesso approccio delle case discografiche che pur di non abbassare i prezzi ed aprirsi alle potenzialità di un nuovo modo di vendere, se la prendono inutilmente con i siti di pirateria. È giusto ma è una battaglia persa. Se gli editori diffondessero i testi elettronici, magari con DRM e licenza limitata a 2 anni, ad un prezzo di 5 euro a copia, secondo me farebbero gli stessi soldi di quella copia venduta a 50 euro di cui circolano 100 fotocopie.
È una vergogna senza fine. Nel Burundi secondo me sono più avanti… Ma nulla di nuovo sotto al sole… Anche quando io andavo a scuola ci obbligavano a comprare testi nuovi e pesanti, testi che magari rispetto all’edizione dell’anno prima cambiava una virgola in una pagina. Il rapporto che si crea tra Editori scolastici e Scuola dovrebbe essere cancellato all’istante. È un continuo spreco di energie e risorse… Di questo passo l’Italia non uscirà mai fuori dal baratro. È una condizione voluta.
Studente di 17 anni. Ho un kindle, volevo comprare i libri in digitale, ma le situazioni con cui mi sono scontrato sono 3:
1. Non esiste l’edizione digitale
2. formati proprietari
3. risparmio di pochi euro. es. 19euro contro 21 cartaceo
E tutto perchè se no non ci guadagna nessuno (case editrici). Poi ci si chede perchè le rivoluzioni avvengono solo all’estero.
è anche vero che i libri scolastici sul kindle non li vedrai, dato che amazon usa i suoi formati proprietari
Saranno pure proprietari, ma almeno non son ridicoli come questo scuolabook (manco il nome hanno saputo scegliere). Se non ci fosse stata Amazon in Italia gli e-book restavano roba da marziani, per quanto ancora lo siano.
Lavoro nel settore editoriale, conosco la complessità del problema e capisco molti dubbi e obiezioni sopradescritti. Tuttavia noto che l’attenzione a costo/peso/forma è alta (un signore è disposto persino a compiere azioni illegali) ma le considerazioni sui contenuti sono assenti. Eppure si sta parlando di prodotti destinati alla formazione di persone. Poi ci sarebbero da considerare i device (qualità, costo, obsolescenza, efficacia nell’apprendimento). Anche qui commenti zero. Che paese strano è il nostro (parlo di noi adulti)! Siamo arrivati a quarant’anni e passa anni e quando parliamo di scuola e contenuti la prima considerazione è: quanto costa! Ricordo una Repubblica dove si propagandavano gratis gli strumenti di cultura: l’IRSS. Forse ha ragione Berlusconi, siamo rimasti tutti comunisti!
Dai Francesco, è ovvio che ci si concentri sul prezzo se i contenuti sono quasi equivalenti. Quanti testi nuovi sono così rivoluzionari da giustificare il costo di un nuovo libro. Non credo che nessuno obietterebbe ad acquistare un libro di storia o scienze aggiornato, ma altri argomenti come la matematica o la grammatica non cambiano più di tanto. Se poi un libro è tanto migliore da giustificare una spesa maggiore sono certo che il docente potrà spiegarlo ai genitori, ma di rado ho visto un approccio così chiaro e motivato..
Triste e terribile esperienza. Ci si riempie la bocca di paroloni (scuola 2.0, digitale, …) e non si pensa a cosa vuol dire apprendere. Sono emigrato via dall’Italia deluso anche da una scuola che (spesso) non rispetta i suoi “utenti”, ma li considera se va bene solo dei vasi vuoti da riempire. Mio figlio ha iniziato qui in Svizzera la prima media e i libri di testo sono già una lezione di vita ancor prima di aprirli. La scuola li presta, e gli studenti devono tenerli bene perchè l’anno successivo passeranno ad altri. E non è questo insegnar loro cos’è il senso civico? Penso che il digitale (come del resto il libro cartaceo) sia solo un mezzo. Come dice Marc Prensky (quello dei nativi digitali) le tecnologie sono i nomi, ora servono i verbi: capire, apprendere, pensare…
Grazie dell’attenzione
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Ah, il libro digitale a scuola. Un sogno irrealizzabile?
Molte di queste tematiche (frizione nel mercato, opportunita’ date dal digitale e ancora non colte, ecc.) sono discussi in questo post sul blog EpubPublishing di Paolo Carnovalini: http://epubpublishing.wordpress.com/2012/09/05/editoria-digitale-si-muove-finalmente-qualcosa-di-serio-intervista-agli-ideatori-di-smuuks/
Per quanto riguarda Giunti Scuola, che è stata citata in uno dei commenti, per la scuola primaria mettiamo a disposizione di chi adotta tutti i libri di testo in formato sfoglialibro e in pdf aperto (il che significa copiabile, editabile e stampabile senza limitazioni).
Abbiamo cercato, nel rispetto del diritto d’autore, di fornire dei pdf che siano compatibili con programmi di sintesi vocale e che facilitino nell’uso della LIM. Inoltre su App store è già disponibile la prima app completamente gratuita di “Castelli in Aria” (libro di testo per l’italiano di classi 4-5), ed entro i primi ottobre verranno messe a disposizione le altre sei app di tutti gli altri corsi. E’ la prima volta, a quanto ci risulta, che un editore mette gratuitamente a disposizione di tutti il proprio patrimonio editoriale, e ci sembra un buon contributo allo sviluppo della didattica digitale. Le app, oltre ad avere tutti i libri che i corsi adozionali prevedono (oltre 50 volumi), hanno un quaderno dell’alunno che permette al ragazzo di scrivere, manipolare il libro e inviare il suo risultato tramite email al suo insegnante (o caricarlo su dropbox).
Per quanto riguarda le difficoltà di accesso al sito segnalate da un’utente, confermiamo che il picco di traffico degli ultimi giorni ha reso il sito indisponibile per alcune ore, e di questo ci scusiamo, ma adesso i problemi dovrebbero essere risolti.
Lo staff di Giunti Scuola Digitale.
Tutto questo è il frutto della superficialità con cui si è voluto fare “innovazione” a scuola; della demagogia che ha caratterizzato la politica dei vari ministri, degli enormi interessi che ci sono sui “libri di testo”. Era ora che tutto questo marcio venisse a galla. E ora che si parli seriemente di digitale a scuola, altrimenti il digitale starà sempre fuori dalla scuola
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Lavoro in una scuola elementare che da quest’anno con la spending review (o come si scrive…) dovrebbe diventare completamente digitale: pagelle on line, registri digitali, iscrizioni on line… il tutto senza che la scuola debba o possa spendere nulla. deve essere a costo zero… I libri?? Quando ho controllato io stessa sui siti delle case editrici che fosse presente il formato digitale ho trovato di tutto… Però ho molta amarezza nel constatare quanta distanza ci sia tra il mondo reale e quello immaginato da chi decide queste cose: quando vedo entrare a scuola persone che sono distanti mille miglia da quel mondo completamente automatizzato che si vorrebbe creare mi chiedo se non siano prima altri i provvedimenti da prendere per aiutare le famiglie
Il digitale, se usato bene, deve servire ad aiutare e non a complicare la vita. Ma è anche vero che se non si spinge la gente ad affrontare il nuovo non li si aiuta ad entrare nel mondo moderno. Mi ricordo il discorso di Tremonti che non voleva imporre l’uso delle carte di credito perchè poi i vecchietti non sapevano usarle, salvo poi mandargli la,social card invece dei soldi. E poi mia madre non ha voluto usare il computer finchè non ha scoperto il Burraco online, ora è un asso!..he he
un conto è spingerli ad usare il nuovo un altro è buttarceli dentro e poi non abbiamo le strutture
Condivido. Sono insegnante e mi trovo nelle stesse condizioni quando cerco (da due settimane) di entrare nel sito della Palumbo di cui ho adottato un testo che rimarrà per sei anni (come prevede la circolare) e che di online ha ben poco, al contrario di quello che era stato promesso.
Se lo hanno promesso per iscritto potete denunciarli.
[…] scuola e il digitale sbagliato « salvo esaurimento scorte https://salvoesaurimentoscorte.wordpress.com/2012/09/14/la-scuola-e-il-digitale-sbagliato/ "La conclusione è che mio figlio a scuola andrà ancora con i libri di carta […]
ehi! c’hai tre figli pure tu! però per me le speranze si riducono ulteriormente essendo la più piccola già in quarta primaria. mi consolo ghignando il “così affermo di essere uno studente undicenne però di diciotto anni”.
Il minisito dedicato al libro di testo Explora della Casa editrice Hoepli è accessibile al link attivo http://www.hoepli.it/editore/explora/home.asp.
Ci scusiamo se per interventi di manutenzione straordinaria è possibile che il link sia stato momentaneamente deviato.
Lo staff di Hoepliscuola.
Ciao a tutti,
segnalo che il minisito non rispetta la legge Stanca, ovvero manca dei requisiti di usabilta’ e accessibilita’ necessari e sufficienti alla sua fruizione per tutti.
Ovviamente questo vale per tutte le espansioni on line di tutte le case editrici.
Cordialmente
Iacopo Balocco
Non avevo dubbi in merito 😀 .
dovreste scusarvi più che altro per non aver capito cosa siano a come si facciano dei libri digitali seri, che siano un vero aiuto per studenti e genitori e insegnanti pure. E così come voi la stragrande maggioranza degli editori che come gli struzzi si rifiuta di vedere che il tempo della carta fortunatamente sta volgendo al termine.
Quanto prima lo capirete, tanto prima inizierete a fare dei prodotti degni questo nome. Ma per arrivare a ottenre questo risultato dovrete impegnarvi con serietà (non lo state facendo) per apprendere ciò che avete davanti a voi.
Spero ci sia una selezione. È giunto il momento di fare i conti con la realtà! Basta con questa situazione disgustosa. E gli editori inadatti devono chiudere e darsi ad altro mestiere.
se lei è così bravo perché non si fa assumere in una di quelle case editrici che critica tanto, c’è bisogno di gente come lei… a meno che lei non sia una di quelle persone che sa parlare e gonfiare il petto solo sulle questioni che non la riguardano direttamente.
non sopporto il modo superficiale e tracotante di molti italiani di affrontare argomenti complessi con tanta faciloneria e superficialità. si fa di tutto una questione ideologica senza riflettere sul merito con intelligenza e costruttività.
Miur. La scuola digitale rinvia l’e-book
Altri tre anni prima che siano obbligatori i testi elettronici.
Rimandata di tre anni l’adozione dei libri di testo in versione digitale e abrogata la disposizione dell’era Gelmini sulla validità pluriennale delle adozioni, cinque anni per la scuola primaria e sei per gli altri ordini. E, altra novità, le famiglie dovranno versare alle scuole una parte della spesa per la fornitura dei libri di testo in formato elettronico o cartaceo nella versione mista.
– continua su http://ntdlazio.blogspot.it/2012/09/la-scuola-digitale-rinvia-le-book.html
Commento
forse al Miur si sono accorti della beffa, oppure vogliono migliorarla.
Un saluto
Iacopo Balocco
guardi io lavoro nel mondo informatico editoriale quotidianamente e cerco dalla mia posizione di fare capire a quegli editori con cui ho a che fare quali siano le novità e cosa comportino, quindi essendo un tecnico so assai bene di cosa sto parlando.
Di gonfiare il petto non mi frega molto, il problema sono le resistenze che incontriamo per l’ignoranza degli editori. Un esempio? Qualcuno mi spieghi che senso ha per una mondadori indebitata fino al midollo sviluppare un suo device stile kindle (coni costi che questo comporta) invece che stipulare un accordo quadro con amazon per avere a costo più ovvio lo stesso servizio e con un device iperdiffuso. Ignoranza? Malafede? Mazzette?
Mondadori non ha sviluppato un bel nulla. Ha preso un dispositivo che già esiste e che leggere e-book standard (formato ePub), il Kobo. Ha fatto un accordo con Kobo e ora lo vende nei sui negozi. Io il Kobo l’ho comprato un anno fa all’estero.
Mondadori ha fatto una cosa che nessun editore ha avuto il coraggio di fare (forse perché costa molto e forse perché ci credono). Avviare il lancio del mercato e-book e questo chiaramente dà fastidio a tutti me ne rendo conto, ma solo grazie a loro si inizieranno a vedere più e-book. Non sarà più un mercato di nicchia. La competizione fa bene.
ma che bisogno c’era del kobo marchiato Mondadori? Nessuna. Il solo scopo era poter vendere un proprio tablet. Invece di perdere tempo con qualcosa che non ha aveva proprio senso iniziare (a meno di fare un accordo con colossi come Amazon) credo che i signori di Mondadori avrebbero dovuto concentrarsi per fre sì che i libro (pochi) libri digitali non avessero i prezzi ridicoli che hanno. Perché fino a che un libro digitale verrà venduto a prezzi superiori ai 5 euro sarà un libro che attirerà l’attenzione della pirateria. Sarebbe come vendere un romanzo cartaceo a 150 euro.
Il mercato dei libri digitali resterà la nicchia che è fintanto che le scuole non potranno accedere a questi strumenti, fintanto che i prezzi resteranno attorno ai 10 euro a libro, fintanto che gli editori avranno come unica preoccupazione inserire i DRM nei loro libri.
Da studente posso dirti che non solo i libri sono vecchi nelle nostre scuole. Se i professori fossero minimamente preparati ad accogliere un evoluzione digitale della scuola, non solo i libri andrebbero su tablet, ma ci sarebbero lavagne interattive digitali nelle aule. Questo permetterebbe il risparmio sui gessi ad esempio, o sulla carta da fotocopie per esercizi e dispense che stampiamo per studiare, ma al contrario noi studenti potremmo ripassare gli esercizi svolti dal docente in classe la mattina, potremmo svolgere i compiti ed inviarli all’insegnate che li potrebbe corregge da casa sua e li può inviare sui nostri dispositivi portatili o comodamente a casa sui nostri pc desktop. Magari così se ti assenti, potresti avere direttamente la lezione scaricabile in podcast da casa, con i relativi esercizi. Niente più biro e carta, ma solo byte….. Si magari i miei nipoti potranno riuscirci……
il problema della pubblicazione degli ebook in formati proprietari o castrati e’ particolarmente importante anche per i bambini dislessici.
Il problema e’ che gli editori possono dire di aver rispettato la legge 170 a supporto della dislessia in quanto hanno pubblicato I testi in formati “digitali”, peccato che gli strumenti che usano i dislessici per studiare non sono in grado di leggere questi formati! 😦
Lavoro in una casa editrice e vi prego di credermi,il lavoro da fare é complesso. Non dipende solo dalla casa editrice (la mia ha tutti i testi in ePub a circa il 40% in meno con Social Drm, ma non sono di scolastica). Gli agenti e le agenzie letterarie impongono le regole e le case si devono adattare a meno che non si possa aggirare la cosa scegliendo di produrre ex novo i contenuti già esistenti. Cosa praticamente impossibile. Tutto il sistema va cambiato e profondamente. Io consiglierei una bella class action. In fondo é il ministero stesso che non vigila e le case editrici di scolastica ne approfittano a discapito di noi genitori. La class action darebbe risultato certi. Ma loro contano sul fatto che la gente preferisca pagare piuttosto che unirsi e combattere in un tribunale.
Il futuro é qualcosa di simile al progetto UTunes di Apple… My2cents
Senza parlare di un figlio, sono un liceale che ha acquastato un tablet android per diversi motivi. Tra questi contavo quello di utilizzarlo come una sorta di “libro universale e leggero”. Anche io ho fatto le oppurtune ricerche e, oltre il fatto che il risparmio è minimo, il supporto è a dir poco scadente. A parte il fatto che viene fornito questo reader scuolabook altamente limitato, non è possibile aggiungere sottolineature o commenti da dispositivi mobili ma esclusivamente da pc. Per non parlare del fatto che ogni aggiornamento (automatico per giunta) comporta l’eliminazione delle note, appunti, sottolineature ecc.. E fin qui si potrebbe anche chiudere un occhio. I’app crasha continuamente e ad ogni avvio effettua una sincronizzazione.. In conclusione.. Sono estremamente deluso e ho provveduto ad acquistare libri cartacei pesanti ed ingombranti ma economici in quanto di seconda mano, e sicuramente molto più utili di un digitale che di digitale ha solo il nome.
Non avevo dubbi sul fatto che dovessero lucrare sul lucrabile senza fornire alcun supporto e motivazione valida per usare un formato ultra chiuso e applicazioni a corredo scadenti. Grazie per la tua testimonianza
due cose mi danno davvero sui nervi, a parte l’ovvia frustrazione dei genitori che come chi ha scritto quest’ottimo articolo provano cercando libri digitali.
La prima è l’atteggiamento retrogrado di molti. Come se usare un libro digitale sminuisse il valore del suo contenuto. Ma insomma si leggono i libri per quel che c’è scritto dentro o perché son fatti di carta?
Io lavoro nel settore quotidianamente e vedo quotidianamente questi ridicoli atteggiamenti. So alla perfezione quanto impegno ci voglia per fare un buon prodotto digitale e la cosa più ridicola che si possa sentire è che tanto uno fa due clic e il libro magicamente esce fatto e finito.
Queste sono affermazioni fatte da chi non è del mestiere. Fare un libro digitale implica sapere un sacco di cose e non è affatto più semplice che farne uno di carta, anzi.
La seconda è l’altro atteggiamento ridicolo degli editori. Pigri. Indolenti. Retrogradi. Avidi. Bugiardi. Capaci solo di seguire il proprio interesse a discapito dell’avanzamento tecnologico e della diffusione corretta di nuove tecnologie. Venne da noi in ufficio alcuni mesi fa una persona della casa editrice SEI. La prima, sola e unica cosa che interessava a questo tizio era il DRM. Non gli interessava come si poteva produrre un buon libro, non come renderlo efficace con gli studenti, no. Lo si doveva proteggere. Non hanno fatto niente. Per quello producono minisiti. Perché non sanno e non vogliono imparare a fare una cosa nuova che apparentemente li costringe ad abbassare i prezzi.
Questa è la tragica situazione italica sul cartaceo e sul digitale. Una situazione segnata da profonda ignoranza e pigrizia.
[…] benissimo. Poi mi sono ricordato di un post di qualche tempo fa di Fabrizio Venerandi sulle peripezie per usare le versioni elettroniche dei […]
[…] qualche settimana fa citavo sul mio blog l’esperienza allucinante ed esemplare di Fabrizio Venerandi, editore elettronico e padre, alla ostinata ricerca […]
[…] qualche settimana fa citavo sul mio blog l’esperienza allucinante ed esemplare di Fabrizio Venerandi, editore elettronico e padre, alla ostinata ricerca […]
[…] poi per non ricordare chi, come, dove… ma ricordo sempre il “cosa” almeno. Una di queste robe che ho letto parlava di digitalizzazione dei testi scolastici. Fabrizio Venerandi, un papà geek e affetto da […]
Per quanto riguarda i testi di Scienze in formato elettronico e non (compreso il materiale didattico come i CD e i DVD che fanno schifo,, spesso la voce narante è una voce sintetica), visto la scarsa qualità raggiunta e il prezzo, sarebbe ora che i docenti autoproducessero dei manuali e il materiale didattico!!! Non è difficile richiede passione e volonta. In questo modo ci si potrebbe affrancare dalla logica delle case editrici e della loro cultura mainstream!!!
[…] già lo usa in abbondanza a casa). Nel frattempo nella scuola italiana qualcosa si è mosso, ma ancora siamo lontani, quindi al […]
cari colleghi genitori, quello che questi dinosauri non capiscono è che oggi più che il contenuto quello che conta è il servizio, l’esperienza di consumo, la facilità d’accesso; io preferisco acquistare i commentari su amazon piuttosto che scaricarli gratuitamente da ipmart perchè basta un click, il formato è l’ideale per il mio kindle e la cosa mi prende 15 secondi al massimo. invece questi geni progettano una intera linea di ebook incompatibili con gli ebook reader ink, genialata galattica per rovinare gli occhi ai nostri figli, il loro sito è innavigabile, i bug si sprecano, e tutto come dice il blogger PER PAURA e incapacità di adeguarsi al presente. uno schifo
barbara
[…] avventure di Fabrizio Venerandi alle prese coi libri elettornici di suo figlio […]
Salve, sono uno studente di un liceo artistico al quarto anno. Sono circa tre anni che, grazie ad una discreta somma guadagnata autonomamente, utilizzo un tablet, un iPad come strumento scolastico principale. Inizialmente una mezza via tra un capriccio e una curiosità, si è rivelato nel tempo un mezzo efficace per organizzare la vita scolastica. Lo uso principalmente per prendere appunti a mano, tramite uno stilo, come diario e per consultare alcuni libri scolastici che mi sono procurato tramite Scuolabook o internet, sbloccati opportunamente per essere utilizzati con app diverse dalla pessima Scuolabook. Tralasciando il fatto che l’utilizzo del dispositivo mi è stato permesso fino alla classe seconda, diventando misteriosamente e severamente vietato in classe terza (a quanto pare per problemi di disparità economica tra alunni, i quali sono spesso e volentieri felici possessori di telefoni top-gamma e reflex di marche costose, rischi di distrazione in classe ed eventuali violazioni della privacy delle persone, tuttavia mai verificatasi), posso affermare che i soldi da me spesi e il tempo dedicato alle attività scolastiche su iPad sono stati tutt’altro che sprecati o mal impiegati.
Ciò di cui mi sono reso conto però, nonostante io stesso faccia uso di un dispositivo tutto sommato avanzato e le mia scuola possieda numerosi strumenti digitali quali registro elettronico con badge, aula informatica molto avanzata e LIM in quasi ogni aula, che le ostilità, incomprensioni, titubanze e scarse attenzioni nei confronti di queste tecnologie sembrano essere dovuti più che ad una ignoranza sull’argomento collettiva (che comunque è presente, sia fra il personale scolastico che fra gli stessi studenti), ad una grave disorganizzazione dell’ambiente stesso che influenza molti altri aspetti dell’istituto.
In primo luogo di si dimentica fin troppo spesso del fine del percorso: l’istruzione. La tecnologia, ma anche i libri, le schede e molte altre cose che dovrebbero essere visti solo come mezzi e strumenti sembrano assumere un’importanza fine a se stessa. Gli esercizi in classe vengono svolti più che altro per attenersi al regolamento. Qualcuno tenterà di insegnare agli alunni ad usare Power Point (magari senza nemmeno saperlo usare davvero egli stesso) senza peró mettere in pratica tali istruzioni per esporre un briciolo di qualcosa. Non conto più quante volte un insegnate di inglese si cimenta un ambiziosi progetti di corrispondenza estera attraverso il computer o organizza aule di ascolto durante le sue ore usando il DVD del libro, senza mai giungere ad un traguardo, senza riuscire a terminare qualcosa che si è iniziato.
Poi c’è l’ovvio aspetto della non dimestichezza con i mezzi. Leggo qui molti evidenziare una mancata preparazione in ambito informatico o l’assenza di una mentalità orientata al digitale da parte dei professori, ignorando però che in realtà questi problemi sono propri in EGUAL MISURA degli alunni; non crediate che i “prodigiosi” download da loro (mi astraggo per un attimo dalla condizione di alunno) eseguiti da internet, l’utilizzo intensivo del telefonino o la presenza continua su Facebook, Twitter, chat e altro si possano immediatamente ricondurre ad una vera esperienza digitale. Mi sono ritrovato a stupire classi intere e addirittura la tecnica informatica della scuola semplicemente trasferendo un documento da un computer all’altro o regolando correttamente la risoluzione del monitor. È inverosimile che la maggior parte delle reazioni fosse di totale stupore ed ammirazione, perché significa che queste persone sostanzialmente non conoscono il computer che utilizzano più o meno ogni settimana.
Quindi mi domando: è davvero utile il “digitale”? Può la scuola in questo momento, senza fondamenta materiali, come la connessione internet, o intellettuali, come la conoscenza delle tecnologie, aver davvero bisogno di questi fantomatici libri digitali o peggio misti?
Fino ad ora non hanno fatto altro che creare confusione tra gli insegnati, le famiglie, gli alunni e le case editrici, le quali si ritrovano a dover adattare le proprie opere ad un orizzonte estremamente eterogeneo di disponibilità economiche e tecnologiche, contribuendo magari ad un aumento del prezzo dei libri cartacei (onestà degli editori a parte).
Quindi alla fine otteniamo: una confusione pari al doppio rispetto alla situazione precedente, una continua frustrazione da parte di professori e genitori e un guadagno economico totalmente nullo, se non negativo. E tutto questo unicamente per il desiderio di conformarsi a realtà scolastiche ESTERE, che palesemente vivono una situazione completamente diversa dalla nostra; non in termini economici, ma in termini di MENTALITÀ.
Siamo una nazione spesso divisa. Non è il caso di creare altre divisioni TRA le scuole e ALL’INTERNO delle scuole.
Ma finché si tratta di digitale a quanto pare tutto è lecito.